Quante persone possono dichiarare di aver vissuto per amore della propria terra?
Alcuni eletti possono dimostrarlo con l’arte e la poesia.
C’è un personaggio, Romagnolo e Naturalista, che lo ha dimostrato con i numeri della scienza e le parole dell’esploratore.
Pietro Zangheri nasce a Forlì nel 1889 e praticamente attraversa tutto il XX secolo spegnendosi alla veneranda età di 94 anni. Molti di questi anni sono stati dedicati alla sua terra, la Romagna, vista soprattutto con gli occhi di chi voleva capire la storia naturale attraverso lo studio delle molteplici forme di vita e fossili, e dell’evoluzione del territorio.
Raccogliendo le testimonianze di chi l’ha conosciuto e rileggendo i numerosi necrologi usciti sulle principali riviste di studi naturalistici emerge un uomo con un profilo di “rara nobiltà d’animo”. Sono parole di un suo allievo il Prof. Brilli Cattarini, che descrive così le doti di Zangheri: la gentilezza, la bontà, il tratto sempre sinceramente affabile e cortese, la semplicità, la moderazione, la pazienza, la generosità, la grande apertura verso tutti, l’amore per il prossimo, il coraggio morale, il profondo senso di giustizia, l’amore della verità e una grande sincera modestia.
Per molti Pietro Zangheri più che un Maestro di Scienza è un “Maestro di vita morale”, ma forse il suo pregio maggiore è di essere stato in fondo un dilettante “nel senso più positivo del termine”. Egli ripeteva, a chi si stupiva della sua opera, di essere “l’uomo dei quarti d’ora“, perchè buona parte del lavoro naturalistico l’aveva compiuto negli intervalli di tempo tra un impegno professionale e l’altro, in casa, prima e dopo i pasti, durante le pause dei viaggi. Asseriva di essere riuscito in tal modo ad usufruire di decine di migliaia di ore altrimenti inutilizzate.
Nella sua esplorazione gli unici limiti sono stati i confini della Romagna, territorio considerato naturalmente in senso geografico, il quale superava i limiti amministrativi interessando, oltre le province romagnole, porzioni delle province di Bologna, Ferrara, Firenze, Arezzo, Pesaro. I limiti sono chiari nei lati NE e SW e cioè la costa adriatica dalla Foce del Reno al colle di Focara (Cattolica e Gabicce) e dalla parte opposta il crinale appenninico, dal Passo della Futa al M.Maggiore nell’Alpe della Luna. A NW e SE i confini non sono così evidenti, ma riconducibili a una caratterizzazione geografica certa. Il confine NW discende dalla Futa per Monte Oggioli, Passo della Raticosa per seguire il Sillaro e successivamente il Reno fino alla foce. A SE da M.Maggiore, raggiunge la dorsale che passa dalle cime del Sasso di Simone e Simoncello poi dal Carpegna, seguendo in successione lo spartiacque fra il Foglia e il Marecchia, quello tra il Foglia e il Conca, Foglia e Ventena e infine il corso del torrente Tavollo.
In questo territorio di 6.500 Kmq Pietro Zangheri ha effettuato centinaia di escursioni, raccolto migliaia di reperti naturalistici e pubblicato oltre duecento lavori riguardanti le più disparate discipline delle Scienze Naturali: Flora, Vegetazione, Fauna, Micologia, Paleontologia, Preistoria, Geologia, Pedologia, Geografia Fisica, Climatologia, Ecologia, Conservazione della natura, Didattica e Divulgazione delle Scienze.
Lo scienziato e il naturalista Zangheri verrà con il tempo superato da ricerche e studi che pur partendo da molti dei suoi dati perfezioneranno la visione scientifica della biologia e dell’ecologia. L’uomo Pietro Zangheri rimarrà invece una figura assoluta, “l’esempio – per utilizzare le parole del Prof. Sandro Ruffo – di una vita interamente spesa per il raggiungimento di un ideale”.